Emergenza liste di attesa: ultima occasione per salvare la salute dei lucani e la dignità dei consiglieri

Il Consiglio regionale e poi la Giunta sono chiamati alla prova dei fatti. Nel frattempo, le prime strutture sanitarie sono costrette a fermare le prestazioni, lasciando intere comunità senza servizi sanitari

Ieri la prima struttura, a Irsina, ha chiuso l'erogazione delle prestazioni in nome e per conto del SSN, iniziando così la procedura di liquidazione e cessazione dell'attività. Un'agonia a fuoco lento causata dall'inconcludenza delle istituzioni. 

La crisi delle strutture sanitarie accreditate, oltre ad aver fatto schizzare le liste di attesa (o meglio i ritardi nelle cure) rischia adesso di lasciare definitivamente senza importanti servizi sanitari intere fasce di popolazione e aree geografiche. Un catastrofico effetto domino che ha avuto inizio a luglio del 2022. Ieri è toccato ad Irsina, all'unica struttura presente in quel territorio, le prossime comunità colpite saranno quelle di Policoro, Avigliano, Senise, Matera, e via via le altre. Tutto questo non merita certamente l'indifferenza né l'inconcludenza delle istituzioni che sono chiamate ad agire ora più che mai.

Il Consiglio regionale del 4 ottobre è l’ultima chance per evitare ulteriori disastri e cercare di salvare il salvabile. Un banco di prova e una cartina al tornasole per capire chi sarà dalla parte dei cittadini e della giustizia e chi invece, fino ad oggi, ha solo fatto chiacchiere e tergiversato per rimandare e giungere infine ad un’amara ed ineluttabile conclusione sulla pelle di imprese, lavoratori e cittadini.

L’Unità di Crisi, lunedì 2 ottobre, ha presentato pubblicamente, con la consueta trasparenza che ha contraddistinto in ogni circostanza il suo operato, una proposta risolutiva e conclusiva, facilmente e rapidamente applicabile. Adesso serve solo la volontà politica che, da quanto dichiarato fino ad oggi, sembra esserci. 

La proposta dell’Unità di Crisi, come ricordato ed evidenziato dal suo portavoce, Michele Cataldi, è il frutto di uno scrupoloso e duro lavoro di analisi di fattibilità, che tiene conto della necessità di essere rapidi nell’uscire dalla crisi e salvaguardare l’interesse generale. Uno strumento che permette così di superare le incertezze dell’art.10 della Legge di Bilancio, i cui principi di fondo avevano già messo d’accordo all’unanimità tutti i consiglieri regionali, ma su cui il Ministero di Economia e Finanze aveva mosso alcune rilevazioni in merito a due commi che erano già presenti nel testo originario prima degli emendamenti proposti dall’Unità di Crisi.

Già in occasione della Legge di Bilancio, sia la Giunta che i consiglieri si erano espressi favorevolmente nel voler risolvere la questione attraverso i tre punti presentati dall’Unità di Crisi (su cui si era lavorato assieme a maggioranza e minoranza). Ciò farebbe auspicare che quest’ulteriore proposta dovrebbe superare qualsiasi altro impedimento, visto che non ci sono motivi per i quali nel frattempo dovrebbe essere cambiata la volontà politica di risolvere la questione definitivamente. Ora manca solo una questione tecnica che la proposta dell’Unità di Crisi sembra aver ampiamente superato e risolto.

L’Unità di Crisi ha fatto la sua parte. Adesso spetta ai consiglieri regionali difendere i cittadini che rappresentano e poi alla Giunta mettere in atto celermente quanto verrà stabilito in occasione del prossimo Consiglio.

Questa è l’ennesima, ma ultima, proposta per salvare non solo le strutture, gli operatori e i pazienti, ma anche la dignità dei consiglieri regionali.

 “Non c’è più tempo per ulteriori ritardi e indecisioni - afferma Michele Cataldi. Adesso sapremo a chi sta veramente a cuore la salute dei cittadini. In caso di un ennesimo nulla di fatto sarà facilmente prevedibile un'escalation delle iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica”.

Il Governo regionale, ha già più volte ribadito la volontà di risolvere il problema con il Presidente Bardi in primis, che anche recentemente ha dichiarato di essere aperto al dialogo e a proposte condivise. Alla luce dei fatti, però, ancora dopo un anno, non si è riusciti ad arrivare ad una conclusione di una vicenda che tiene col fiato sospeso non solo i lavoratori e i titolari delle strutture accreditate, ma anche e principalmente i pazienti e i loro familiari, che attendono di  sapere se finalmente potranno nuovamente avere accesso alle prestazioni sanitarie di cui hanno un urgente bisogno.