Sanità lucana: vita intensa, futuro incerto e soluzioni ancora in lista d’attesa

Dopo il voto favorevole del Consiglio, quattro delibere di Giunta potrebbero in parte rimediare i danni già subiti dalle strutture private accreditate, ma il fattore tempo è fondamentale

Finalmente si chiarisce che gli obiettivi della “legge salva cure” possono essere salvati con quattro delibere di Giunta regionale. Questo in estrema sintesi è il risultato del Consiglio regionale che si è espresso sulla tormentata vertenza della sanità accreditata.

Due aspetti vanno sottolineati: 1) nessun voto contrario, ma non c’è più l’unanimità che ha sempre chiesto e ricevuto l’Unità di Crisi Sanitaria; 2) adesso la responsabilità è solo della Giunta Bardi e della sua maggioranza.

L’astensione dei consiglieri di minoranza ovviamente non è un voto contrario, anzi contrassegna quello che ancora manca ad una soluzione vera, senza però opporsi alla speranza che il governo Bardi traduca immediatamente le parole in fatti.

Il voto favorevole della maggioranza, invece, ne sancisce positivamente la sua totale responsabilità, nel bene e nel male. Ovviamente noi fremiamo nella speranza che finisca bene, ma il tempo è diventato davvero l’unico elemento cruciale che giudicherà i vivi e i morti.

Per dare un segnale concreto sulle liste di attesa (ritardi nelle cure dei pazienti) mancano meno di tre mesi alla fine dell’anno. Se si fa un rapido calcolo, ci si accorge che tolti 15 giorni di dicembre e, ipotizzando che alla prossima Giunta sia pronto un provvedimento da approvare, ci vorranno poi le delibere delle aziende sanitarie e quindi, in totale, non meno di una ventina di giorni. Insomma, forse restano disponibili solo due mesi di lavoro per erogare le 69 prestazioni del Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa di cui i cittadini lucani hanno un disperato bisogno.

Se guardiamo all’incremento dei tetti di spesa da assegnare a tutte le strutture, per farle uscire in fretta dalla penosa situazione di erogare prestazioni SSN solo per 12/13 giorni al mese, la crucialità del tempo disponibile resta tutt’intera. Così, allo stesso modo dicasi per il credito di 4 milioni di euro che le strutture aspettano di ricevere per ridurre i disavanzi generati dal mancato pagamento delle prestazioni erogate nel 2022. E tutto ciò è connesso direttamente al mancato censimento dei fabbisogni di assistenza che, se non tempestivamente adottati, produrrà una situazione addirittura peggiore nel prossimo 2024.

Di fronte a questa fotografia, la nostra riflessione si traduce in un prudenziale asettico “no-comment”. Ci aspettiamo però, insieme a collaboratori e pazienti, che all’ordine del giorno della prossima giunta regionale siano pronte le delibere per essere approvate.