La crisi sanitaria e l’agenda delle forze politiche

Diritto alle salute in Basilicata come nel gioco dell'oca: appena c’è la speranza di un passo avanti, se ne vogliono fare quattro indietro. Ultimo capitolo

"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti"

Benvenuti al terzo ed ultimo capitolo del racconto. Lo abbiamo un po' romanzato e un po' colorito, senza però tradire la realtà dei fatti, nel tentativo di renderlo meno indigesto, visto che si parla di leggi, burocrazia e intrighi di palazzo. Per chi non avesse di meglio da fare, o magari è ancora in vacanza, ed ha voglia di capire il perché la sanità pubblica rotola senza freni verso lo sconquasso, può andarsi a leggere le prime 2 puntate: “La confusione” e “L’ingenuità di un presidente” su https://www.unitadicrisisanitariabasilicata.net/ultime-notizie.

Quest’ultima puntata deve essere necessariamente dedicata alle forze politiche. Ai partiti, ai movimenti e a tutti quei soggetti politici che si candidano a governare la cosa pubblica (quella che “dovrebbe” appartenere a tutti noi). E, nel governare, nella gestione di questa cosa, c’è appunto la sanità pubblica. Diversi lettori che vogliono aiutarci, i più attenti alle virgole, ci hanno benevolmente consigliato di essere più sintetici. E noi vogliamo accontentarli, anche a scapito di un puntuale racconto. Ci basta poco. Facciamo ricorso al brevissimo comma di un articolo della nostra costituzione, il 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”

È tutto qui. Questo è il diritto, ma anche il nodo, che dovrebbe essere al primo posto nella cosiddetta agenda delle forze politiche. Prima la salute, poi il resto. Ed è qui che siamo nei guai seri. Nel come si mette in pratica. Il tutelare e garantire la salute di tutti prevista in Costituzione, attraverso la sanità pubblica, suona sempre di più come un mero esercizio retorico. È nella gestione che c’è lo sconquasso. Nel non fare le cose o nel farle male. Il servizio sanitario pubblico è un sistema, uno strumento, e dovrebbe coincidere con il diritto di ciascuno di noi ad essere curato in caso di bisogno. Questo diritto rimane tale anche quando il privato accreditato lavora per esso, in nome e per conto del servizio pubblico, appunto. Se viene gestito male, o malissimo, tutto va a farsi benedire. Altro che diritto universale alle cure. Altro che il bene dei lucani!

E veniamo al caso della norma che abbiamo definito salva-cure o salva-lucani, che è stata proposta dall’Unità di crisi sanitaria. Come sapete dalle puntate precedenti, sta ricevendo un’ondata di attacchi. Eppure, avrebbe potuto subito dare più prestazioni specialistiche ai lucani, visto che ne hanno un disperato bisogno. Avrebbe dovuto usare le risorse decise dal governo nazionale per le liste di attesa, che altrimenti tornerebbero indietro. Doveva finalmente censire in fabbisogni sanitari della popolazione, per sapere quali e quante prestazioni servono. Per erogarle dove e quando servono. Anche per evitare sprechi che non ci possiamo permettere. 

Ed oggi, dove siamo? Anziché metterla subito in pratica per salvare strutture, operatori e pazienti, la si vorrebbe abrogare. Roba da matti. Appena c’è la speranza di un passo avanti, se ne vogliono fare quattro indietro. E quali sarebbero i motivi? Abbiamo già scritto nei capitoli precedenti sulla confusione creata ad arte e sull’ingenuità di un presidente regione. Motivi non ce ne sono. I rilievi del ministero se non sono una cantonata, sono una clamorosa montatura. Appare evidente che si vuole creare un problema (che non c’è) per prendere altre direzioni. Già si parla di impegnarsi a trovare altre soluzioni. No, non siamo su scherzi a parte. Se nemmeno le leggi vengono rispettate, ci vuole un’insurrezione popolare. Non si può più restare a guardare senza far nulla.

Un briciolo di speranza, però, resta ancora vivo, ed è incarnato dai consiglieri regionali. Quindi, dalle forze politiche che rappresentano in Consiglio. L’Unità di crisi sanitaria aveva chiesto un confronto pubblico con loro e già Fratelli d’Italia e Italia Viva hanno dato subito seguito al grido di allarme. La prima, attraverso le voci nette della sua classe dirigente. La seconda, che con Luca Braia si è fatta promotrice di un Consiglio regionale straordinario richiesto da ben 10 consiglieri, quindi dall’aggiunta di altre forze politiche che non hanno fatto mancare anche le loro dichiarazioni pubbliche. È questa la strada giusta! La salute dei lucani è un argomento che merita l’unanimità. È doverosa, non sono accettabili divisioni partitiche. Bene, ma attenti. La legge deve essere rispettata ed attuata senza se e senza ma. Senza altre direzioni. La casa della sanità lucana sta bruciando. L’acqua bisogna portarla per spegnere l’incendio, non da un’altra parte.

L’agenda delle forze politiche deve avere questo come unico obiettivo, in modo unanime. Spaccature tra maggioranza e minoranza su questo gigantesco e cruciale problema equivalgono a tradire il bene dei lucani. Su questo il presidente riponga nuovamente la sua firma!