Crisi sanitaria: la sanità sta bruciando e chi poteva spegnere l’incendio lo ha fatto usando della benzina

Chi ha scritto il documento inviato al MEF? Scoppia il giallo di una lettera senza firma, senza data e senza numero di protocollo che ha provocato la richiesta di abrogazione di due commi dell'articolo 10

La missione dell’Unità di Crisi Sanitaria di Basilicata approda ad un vero e proprio “giallo”. Volendo continuare nella metafora della casa che sta bruciando (l’art. 10 salva-cure), per farci capire e per far sapere a tutti, dobbiamo prendere in prestito il genere letterario del “giallo” che riguarda tutte le storie d'indagine con un antefatto delittuoso e con un'attività di ricerca per scoprirne l'autore. Scoprire chi è l’autore dell’incendio, è ormai una missione sulla trasparenza e sulla verità. Intanto, occorre individuare il “corpo del reato”. È presto detto: i ridicoli chiarimenti del Dipartimento salute sono il corpo del reato. L’incendio nasce da lì. Se i chiarimenti non fossero stati scritti in quel modo grossolano che tocca punte di dislessia, il Ministero non avrebbe chiesto l’abrogazione delle norme contestate, il presidente Bardi non avrebbe risposto con un impegno a farlo e l’incendio della “casa” salva-cure non sarebbe in atto.

Il “giallo” nasce quando si tenta di rispondere ad una domanda: chi ha scritto i cosiddetti chiarimenti inviati al ministero? Chi è l’autore? Non si sa. Il documento, sebbene scritto su carta intestata della direzione generale del dipartimento salute, non ha una firma e nemmeno un nome. A veder bene non ha nemmeno una data né un numero di protocollo. Insomma, un’altra domanda, chiunque avrebbe potuto scriverlo e inviarlo al ministero? Speriamo proprio di no. Un nome deve uscir fuori, tutti abbiamo il diritto di conoscerlo. Anche perché, come nel caso degli incendi, è fondamentale scovare il piromane. Quanto meno per evitare che provochi altri incendi nel futuro. 

Ci siamo affannati, sin dall’inizio di questo nuovo e tragico capitolo della crisi sanitaria, di argomentare, spiegare e proporre soluzioni, fino allo sfinimento. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare, questa è una pura verità. 

L’anomalia, prima di essere resa nota a tutti, nei giorni scorsi era stata segnalata a tutti i consiglieri regionali, attraverso un puntuale dossier che mette in luce, documenti concreti alla mano, tutte le “stranezze” di una vicenda che ha tutte le caratteristiche di un “giallo” il cui delitto principale è stato quello di aver bloccato l’attuazione dell’articolo 10, il cosiddetto “salva cure e salva lucani”, incendiando la vita delle strutture accreditate e con essa quella dell’intera sanità lucana.

Confidiamo che tutti i consiglieri, ancora una volta, difenderanno e manterranno le posizioni già espresse e con esse la dignità degli operatori insieme alla salute dei lucani.

Ribadiamo innanzitutto e per l’ennesima volta, che nella seduta del 26 luglio u.s. il Consiglio dei Ministri ha deliberato la non impugnabilità della L.R. 11/2023 senza eccezioni (legge di stabilità regionale)! È palese ed ufficiale quindi che è tecnicamente e sostanzialmente falso sostenere che il governo nazionale abbia impugnato la legge di fronte alla Corte costituzionale o che possa ancora impugnarla e, per l’effetto, lo è ancor di più definirla incostituzionale senza che la Corte si sia nemmeno potuta pronunciare. E, ciliegina sulla torta, oggi non è più impugnabile. La legge è quindi pienamente vigente, efficace ed attuabile!

Il documento “chiarificatore” su carta intestata della Direzione Generale per la Salute e le Politiche della Persona, inviato al MEF in risposta alla presunta incostituzionalità, non è altro che il fiammifero acceso buttato in un pagliaio. È la miccia che ha fatto scoppiare l’incendio. Non chiarisce niente, anzi, oltre ad essere scritto grossolanamente in modo confuso, genera la fiamma dell’ulteriore confusione.

Ribadito ciò, man mano che passano i giorni e le settimane e man mano che continua il lavoro di “smontatura delle falsità” emergono sempre nuovi dettagli. Non si tratta di parole al vento, non si tratta di fatti raccontati o di opinioni e interpretazioni, ma si tratta di verità concrete e reali.

Torniamo ai fatti. Quindi: il MEF aveva mosso dei rilievi (molto, ma molto opinabili) per i quali aveva chiesto dei chiarimenti. In risposta a ciò cosa è avvenuto? Sono state inviate argomentazioni a dir poco ridicole che stranamente non rispondevano ai rilievi mossi dal MEF, e che spostavano l’attenzione su altra materia (che il MEF si era guardato bene dal censurare e per la quale non aveva chiesto alcunché, rinviando al Ministero della Salute per eventuali e ulteriori osservazioni).

Perché avviene tutto questo? Una clamorosa serie di sviste oppure una palese montatura? La conseguenza, ora, è che ci sono due commi contestati, ma pienamente vigenti, che vengono utilizzati come “scusa perfetta” per bloccare l’attuazione dell’intero articolo 10.  

Il punto principale di questo giallo, che potrebbe portare a scoprire ulteriori nefandezze, risiede in alcuni dettagli di questo documento di risposta del dipartimento salute, che contiene una serie di anomalie difficilmente spiegabili.

Ma soprattutto, perché non è riportato, come ovvio che sia, il nome dell’estensore al termine di un documento ufficiale, così importante e che ha causato ciò che ha causato?  Inoltre: si tratta di mera (per quanto gravissima) incompetenza o di una torbida operazione a danno dei cittadini lucani?  Tutte domande più che lecite per le quali servirebbe una risposta. 

Sarà stato per caso scritto da una intelligenza artificiale chatbot? Non crediamo affatto. Crediamo, invece, che sia stato scritto da una sopraffina intelligenza naturale che siede alla scrivania di uno degli uffici della Regione e che vuole ovviamente rimanere nell’ombra, continuando la propria subdola opera di interferenza e falsità. Il tutto continuando ad alimentare una crisi sanitaria che colpisce sempre più letalmente strutture, lavoratori e pazienti lucani.

Ripetiamo, il “documento miccia”, oltre ad avere l'intestazione della Direzione Generale per la Salute e le Politiche della Persona, non ha data, non ha numero di protocollo, non ha alcuna firma. Chi è l’autore quindi? I lucani, almeno per dovere di trasparenza amministrativa, possono sapere chi è?