Sanità privata: ripresa delle attività SSN dal 12 gennaio, ora la responsabilità della sopravvivenza delle strutture è nelle mani del Presidente Bardi

Unità di crisi: la sospensione era per insostenibilità economica non per protesta, accogliamo l’appello della Regione ma i problemi rimangono

A seguito del tavolo di confronto tra le associazioni del comparto sanitario privato accreditato e il Presidente della Regione, Vito Bardi, l’assessore alla Sanità, Francesco Fanelli e il direttore del Dipartimento Salute, Francesco Bortolan, l’Unità di Crisi Sanitaria Basilicata comunica che dal 12 gennaio tutte le strutture che fanno parte del comitato riprenderanno ad erogare prestazioni in nome e per conto del Servizio Sanitario Nazionale.

Si tratta di una decisione importante, separata ed autonoma rispetto a quelle dell’associazioni di categoria, che si basa su due ragioni.

La prima è che nemmeno lontanamente il motivo della sospensione delle prestazioni aveva a che fare con la protesta e meno che mai con il ricatto. Chi, nei giorni scorsi, ha speculato insinuando che il blocco fosse una leva subdola nei confronti della Regione, fatto sulla pelle dei pazienti lucani, aveva il solo interesse di gettare fango addosso alle strutture sanitarie private.

Il motivo dello stop era un motivo di insostenibilità economica. Insostenibilità che rimane tale anche ora, nonostante la scelta di riprendere ad erogare prestazioni SSN. Ma alla luce delle rassicurazioni di una risoluzione immediata della vertenza che provengono da via Verrastro, i componenti dell’Unità di Crisi prendono questa decisione, consapevoli che qualora la parola di Bardi e Fanelli non venga rispettata, non ci sarà più possibilità di evitare la morte delle strutture.

D’ora in avanti, la responsabilità della sopravvivenza di strutture e pazienti è tutta intera nelle mani del presidente Bardi e della Regione.

La seconda ragione, che è connessa alla prima, è di natura etica ed umana. Le strutture e gli operatori sanitari e non sanitari sono ormai lacerati da questi dieci giorni di rifiuto obbligato di assistenza ai propri pazienti. Non è più possibile continuare a negare le prestazioni a chi ne ha bisogno. 

È doveroso sottolineare che lo scenario non è cambiato di una virgola rispetto a prima dell’incontro, dove è subito emerso che non c’era alcuna soluzione concreta al problema per carenza di dati consuntivi relativi all’anno 2022. 

Se vi sarà, come annunciato, la giusta e doverosa remunerazione delle prestazioni, finalmente potrà aprirsi un confronto serio e credibile per l’anno 2023 che ad oggi non è stato ancora programmato.

Gli interrogativi rimangono e l'erogazione delle prestazioni da domani mattina avverrà in un clima di angoscia. L’Unità di Crisi non rinuncerà a se stessa e a continuare con tutte le iniziative necessarie a realizzare finalmente i buoni propositi emersi nel confronto dell’11 gennaio.

Ora non ci sono più alibi per nessuno e si resta in attesa che il Presidente Bardi ci convochi di nuovo, come ha dichiarato, tra 4-5 giorni per la soluzione definitiva.