L'Unità di Crisi in Quarta Commissione: situazione stagnante nonostante una legge urgente del Consiglio. Anarchia o boicottaggio?

Appello ai consiglieri: sbloccare i pagamenti pregressi, predisporre quelli degli ultimi mesi del 2022, pianificare l’anno venturo

L’Unità di Crisi Sanitaria Basilicata è stata ricevuta giovedì scorso in Regione, presso la Quarta Commissione Consiliare Permanente per un'audizione e un confronto sul sempre più gravoso tema della drastica riduzione delle risorse economiche da parte della Regione alle strutture sanitarie accreditate col Servizio Sanitario Nazionale.

Ormai da oltre tre mesi è in corso un’autentica lotta per la sopravvivenza che oggi risulta ancora una volta bloccata dal pantano della burocrazia.

L’incontro, nei fatti, è servito per aggiornare i consiglieri sull’applicazione della legge approvata all’unanimità oltre un mese fa dal Consiglio (definita urgente proprio perché doveva portare, almeno in parte, ossigeno vitale per la risoluzione del problema) e che, ad oggi, non ha trovato applicazione concreta. Soprattutto, è servito anche a sottolineare che è indispensabile assicurare la totale copertura finanziaria per tutte le prestazioni fino alla conclusione dell’anno 2022.

Sembrerebbe superfluo ribadirlo, ma tutte le strutture accreditate hanno bisogno delle “normali” garanzie di pagamento per poter assicurare i costi di funzionamento e gli stipendi e, al contempo, poter continuare a sostenere l’erogazione di prestazioni specialistiche ai cittadini lucani, cruciali per fronteggiare i ritardi nelle cure dovuti alle liste di attesa.

Ricordiamo che ad inizio ottobre era avvenuta l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio regionale della legge “misure urgenti in materia sanitaria”, che ha previsto l’utilizzo dei fondi già disponibili, ma non utilizzati, in favore della specialistica ambulatoriale. Si era trattato di un fortissimo segnale da parte dell’intero Consiglio regionale che, derogando al proprio ordine del giorno, aveva disposto, con la forza di una legge, la remunerazione delle prestazioni specialistiche non ancora pagate per l’anno 2022. Successivamente a quel voto unanime, l’assessore alla Sanità Fanelli aveva incontrato i direttori generali delle Aziende Sanitarie di Potenza e Matera per l’erogazione dei pagamenti dei mesi arretrati di giugno, luglio, agosto e settembre. Ma da allora, nulla o poco è cambiato.

Il confronto, quindi, è servito per informare sull’aggravamento di una situazione già grave, che oltre un mese fa era stata ritenuta tale al punto da meritare un provvedimento legislativo d’urgenza.

La circostanza dell’audizione è stata utile anche per sottoporre un’ulteriore questione che va a peggiorare ciò che sembrerebbe difficilmente peggiorabile. Nel mentre questa situazione drammatica rimane stagnante, infatti, ammesso pure che i pagamenti arrivino (ormai con un ritardo che ha già fortemente compromesso la stabilità delle strutture coinvolte), l’Unità di Crisi Sanitaria si chiede cosa accadrà per i mesi di ottobre, novembre e dicembre, visto che i provvedimenti, pure promessi e annunciati, non sono stati ancora adottati. Ottobre è ormai già alle spalle, ed è necessario agire con rapidità per sbloccare altre risorse non utilizzate e quelle rinvenibili dal bilancio regionale, vista la scadenza per la sua chiusura del 30 novembre.

È doveroso sottolineare, infatti, che nonostante i mancati pagamenti da oltre sei mesi a questa parte, le strutture accreditate stanno continuando ad accettare prenotazioni, tra l’altro rivenienti dal CUP, e ad erogare prestazioni per il Sistema Sanitario Regionale. Lo scenario diviene ancora più terrificante se si pensa a cosa accadrà nel 2023 che è ormai alle porte.

Chi dovrebbe occuparsi di tutto ciò non è dato sapere. Tutto rimane in assoluto silenzio. Un silenzio assordante, in totale indifferenza per tutto quello che di drammatico accade, quando in realtà c’è un disperato bisogno di trasparenza sia verso le strutture incaricate del delicato lavoro di cura e assistenza, sia verso i cittadini pazienti che ne rivendicano la doverosità. La questione è da affrontare alla luce del sole, con un dibattito pubblico, con un confronto leale ed operoso, abbandonando il rifiuto delle interlocuzioni e delle mancate risposte perfino alle PEC che le hanno richieste.

Tutto ciò è stato rimarcato in audizione, raccontando quanto sta accadendo. Il non applicare puntualmente e tempestivamente una legge approvata all’unanimità in via d’urgenza, oltre a danneggiare aziende sane, lavoratori, operatori del settore e pazienti lucani, manca profondamente di rispetto all’istituzione del Consiglio regionale. Per questo motivo, l’Unità di Crisi ha implorato tutti i consiglieri presenti di utilizzare fino in fondo le proprie prerogative e di usare il potere di sindacato ispettivo per produrre interrogazioni urgenti, per difendere la massima istituzione democratica regionale insieme al diritto alla salute ed al lavoro.