Sanità privata: la crisi non è mai terminata, le strutture ancora in emergenza restano in lista d’attesa

Le rassicurazioni di Bardi, di settimana in settimana, hanno raggiunto la tortura del silenzio 

Da quando le strutture, per senso di responsabilità, hanno ripreso ad erogare le prestazioni sanitarie avendo ricevuto in cambio le rassicurazioni sui pagamenti, sembra che il mondo pensi di essere ritornato alla “normalità”. Che il problema sia stato risolto. E invece è esattamente l’opposto, le strutture continuando a lavorare senza i pagamenti stanno aggravando la loro situazione. La crisi che ha colpito le strutture private accreditate, i suoi lavoratori e di conseguenza i cittadini lucani non è terminata. È importante rimarcare questo concetto per evidenziare che i pagamenti più e più volte richiesti non si vedono nemmeno all’orizzonte. Le rassicurazioni del Presidente Bardi che aveva garantito una soluzione al massimo in una settimana a decorrere dal 17 gennaio, si sono tradotte in un silenzio torturatore. Ad oggi, nulla si è mosso e continuano a rimanere insoluti i pagamenti per le prestazioni svolte negli ultimi tre mesi dell’anno scorso. Mancati pagamenti che sono la causa della crisi economica/lavorativa delle strutture private.

L’emergenza c’è e continua ad aggravarsi, provocando sempre maggiori danni ad aziende e lavoratori. Dopo il blocco alle prestazioni per insostenibilità economica durato undici giorni, il 12 gennaio si era deciso di riprendere a lavorare a pieno regime sia per senso di responsabilità sia perché dal Presidente della Regione erano arrivate chiare ed esplicite rassicurazioni per trovare le risorse economiche e saldare quanto dovuto. Le stesse rassicurazioni che sono state reiterate dopo circa una settimana, quando in un nuovo incontro tra strutture accreditate e Regione, era stato chiesto di avere ancora un altro po’ di pazienza confermando tutte le buone intenzioni di risoluzione del problema.

L’Unità di Crisi ha sempre cercato il confronto schietto ed onesto e, con senso di responsabilità, ha voluto credere e dare fiducia alle istituzioni. Intanto, però, siamo giunti a febbraio 2023 e non c’è traccia di una soluzione. Inoltre, da allora, non si riesce più ad avere un’interlocuzione con la Regione sull’argomento, solo la tortura del silenzio. La dura iniziativa del blocco delle attività di inizio gennaio aveva spinto il Governo regionale che aveva subito cercato un confronto diretto con le strutture private per chiedere di interrompere lo stop. Ora, invece, in un contesto che potrebbe sembrare di anestesia generale, il dialogo con la Regione è nullo.

L’Unità di Crisi ha deciso di non arrendersi all’indifferenza e al silenzio e riprenderà tutte le azioni possibili. La responsabilità dimostrata con la ripresa delle attività verso i pazienti deve meritare altrettanta responsabilità da parte della massima istituzione regionale. L’assistenza sanitaria ai cittadini è una cosa seria, garantita perfino dalla Costituzione, e le strutture che la producono, fatte di dipendenti e pazienti, non meritano di essere trattate in questo modo. Per questo la questione deve necessariamente allargarsi alle rappresentanze sindacali di CGIL, CISL e UIL ed anche alle associazioni dei pazienti. Ragione per cui l’Unità di crisi chiederà al Presidente della Regione di ricevere con urgenza una delegazione che sarà formata dai rappresentanti dei dipendenti, quindi i sindacati, e anche dai rappresentanti dei pazienti. L’incontro dovrà servire a risolvere definitivamente la vertenza, sottolineando che la crisi continua a produrre le sue drammatiche conseguenze, sempre peggiori giorno dopo giorno, ed che è necessario capire se le vere intenzioni della Regione siano quelle di pagare le prestazioni arretrate oppure no.

Questa emergenza, che va avanti da troppo tempo, va risolta in maniera definitiva. Le rassicurazioni sono state accettate di buon grado quando arrivate perché considerate attendibili verso interventi concreti ed immediati. Ma non equivalgono di certo ai tanto agognati e dovuti pagamenti. Fino a quando non arriveranno quelli la crisi produrrà le sue conseguenze, di fronte alle quali il Presidente Bardi non potrà dirsi estraneo.