Quanto contano il Consiglio regionale, l’assessore Fanelli e il Presidente Bardi?

Ad oggi la situazione è totalmente cristallizzata. Niente di quanto assicurato è avvenuto e, oltretutto, nessuna informazione o comunicazione è arrivata alle strutture in crisi ormai da mesi

Sono passati ormai 8 giorni dall’incontro tra le strutture che fanno parte dell’Unità di Crisi Basilicata e l’assessore regionale alla Salute, Francesco Fanelli e nulla si è mosso. Durante il breve incontro telematico avvenuto il 6 di ottobre scorso, si era posto un limite temporale per far sì che avvenisse qualcosa di concreto, ovvero lo sblocco dei pagamenti; limite che però è scaduto il 13 e non ha portato a quanto sperato.

L’incontro della settimana scorsa era servito a Fanelli per sottolineare che si sarebbe proceduto in maniera repentina a pagare le prestazioni erogate dalle strutture almeno fino a settembre, con il coinvolgimento immediato delle Aziende sanitarie locali di Potenza e Matera. Non a caso, la riunione tra l’assessore e i direttori delle Asl, avvenuta il giorno dopo l’incontro con l’Unità di Crisi, sembrava il giusto passaggio del percorso che doveva portare all’agognato sblocco delle risorse economiche.

Ad oggi però, la situazione è totalmente cristallizzata. Niente di quanto assicurato è avvenuto e, oltretutto, nessuna informazione o comunicazione è arrivata alle strutture in crisi ormai da mesi. Il silenzio e l’indifferenza sono il vero muro da abbattere dietro cui, evidentemente, si nascondono poteri di interdizione nemmeno tanto occulti, in effetti dentro e fuori gli uffici ci sono nomi e cognomi, persone in carne ed ossa, che, con spregiudicatezza e cinismo, distribuiscono ostacoli e “interpretazioni”. In una situazione drammatica già tante volte raccontata, con le strutture sanitarie ormai allo spasimo finale, sembrava si fosse imboccata la strada giusta per una risoluzione immediata e invece ci si ritrova in un contesto di totale silenzio. Silenzio da parte delle istituzioni e silenzio da parte dell’Asp e dell’Asm, che sono, di fatto, i soggetti che al momento hanno in mano “il pallino della soluzione”. Nessuna risposta, infatti, è giunta dai direttori di entrambe le aziende sanitarie, D’Angola e Pulvirenti, a cui è stata anche inviata una PEC proprio per richiedere un incontro urgente per conoscere le modalità e le tempistiche per l’attuazione di quanto comunicato da Fanelli e, soprattutto, deciso dal Consiglio Regionale della Basilicata.

Al di là delle dichiarazioni dell’assessore, infatti, non va per nulla dimenticato che lo sblocco delle risorse è frutto di una Legge Regionale, la numero 29 del 5 ottobre 2022, che ha proprio come oggetto le “Misure urgenti in materia di assistenza sanitaria”. Legge approvata all'unanimità da 18 consiglieri su 18 e che non sta però producendo nessun riscontro concreto.

Gioverebbe non far finta di non sapere che le strutture sono in crisi a causa del mancato pagamento di prestazioni regolarmente effettuate in nome e per conto del SSR contribuendo efficacemente alla diminuzione delle liste di attesa. Dovrebbe altresì quantomeno suscitare scandalo che la volontà di un intero Consiglio regionale, dell’assessore Fanelli e dello stesso Presidente della Regione Bardi non contino più di tanto per scongiurare catastrofi sanitarie e occupazionali. Ma allora chi governa questa nostra Regione? A chi bisogna rivolgersi? Queste domande devono trovare una risposta ad ogni costo, ne vanno di mezzo la dignità delle istituzioni e la vera tutela della salute dei cittadini.

Tutto quanto descritto porta ulteriore preoccupazione, se possibile, per una situazione già di per sé molto grave e il timore che in realtà, quanto detto dalla politica, ma soprattutto quanto legiferato dalle istituzioni regionali, abbia per l’ennesima volta trovato ostacolo all’interno degli uffici. L'ennesimo subdolo intervento della mala burocrazia che colpisce ancora e va ad infierire sempre sugli stessi soggetti, già ormai allo stremo delle forze, non interessandosi e senza essere minimamente condizionata da quanto la politica, le istituzioni e la legge hanno deciso.