Primo maggio, lettera delle lavoratrici e dei lavoratori sanità accreditata: un 1° maggio fra speranza e angoscia 

Per dare un futuro alla Basilicata bisogna mettere in sicurezza il Servizio Sanitario Regionale, formato da strutture pubbliche ed accreditate

È quasi un anno ormai che come lavoratrici e lavoratori del comparto della sanità privata accreditata stiamo assistendo ad un inverosimile ed inaccettabile balletto fatto di scaricabarile, mancata assunzione di responsabilità e assenza di una visione a lungo termine sulla gestione della sanità pubblica, in particolar modo per quanto concerne le vicende legate alle strutture accreditate che si sono riunite nel comitato Unità di Crisi Sanitaria Basilicata. Tutto questo lo stiamo vivendo in prima linea direttamente sulla nostra pelle, sia come lavoratrici e lavoratori che come cittadine e cittadini della Basilicata.

Cogliamo l’occasione della ricorrenza del 1° maggio per lanciare l’ennesimo appello alla politica affinché agisca con celerità e buon senso per risolvere una vertenza le cui conseguenze stanno impattando negativamente e pesantemente da troppo tempo sulle nostre vite e su quelle dei pazienti dei quali quotidianamente raccogliamo i disagi e le sofferenze; tutte questioni che si sarebbero potute evitare se si fosse agito a tempo debito e seguito i suggerimenti dell’Unità di Crisi e dei sindacati, con i quali condividiamo pienamente il percorso e le argomentazioni. In particolare ci teniamo a ringraziare la UIL FPL che sin da subito ci è stata più di tutti vicina in questa vertenza.

Vogliamo ricordare che l’anno scorso ci siamo ritrovati all’improvviso col rischio di perdere il posto di lavoro (rischio ancora presente e che, purtroppo, si è trasformato in realtà per molti dei nostri colleghi appena assunti che non hanno visto il proprio contratto trasformarsi in uno a tempo indeterminato e per altri che il posto lo hanno effettivamente perso). E tutto questo non perché le aziende in cui lavoriamo non stessero operando bene, ma solo ed esclusivamente per colpa della malaburocrazia e dell’assenza di reattività della politica regionale. Ma tutte queste sono vicende purtroppo note su cui è inutile tornare. Quello che ci interessa è il futuro, sia come lavoratori che cittadini, per noi e per le nostre famiglie. Perché la situazione è tutt’altro che risolta e rischia di precipitare ulteriormente. Accogliamo con favore le notizie giunte da via Verrastro, riguardo allo stanziamento di risorse per il lavoro degli ultimi mesi del 2022 che non è stato ancora pagato dalla Regione, si tratta sicuramente di una boccata di ossigeno per le nostre aziende e di conseguenza per noi. Ma l’attualità purtroppo è ancora tragica, con pazienti che dobbiamo mandare indietro e con un futuro che per noi resta tremendamente incerto. Tutto questo in primo luogo a causa della mancanza del censimento dei fabbisogni sanitari regionali che è una delle cause principali di tutto questo caos che genera gravi disagi ai cittadini ed incertezza lavorativa.

Ci piacerebbe che i politici e i burocrati si mettessero per un attimo nei nostri panni e anche in quelli dei pazienti: noi non dormiamo più la notte per tutto questo, abbiamo perso qualsiasi serenità, ci sentiamo mortificati nel vedere tutto il nostro impegno, soprattutto quello profuso durante la fase più acuta della pandemia, andare in fumo per essere gettati via come carta straccia. L’attuale politica non ci rappresenta più ed è lontana da quelle che sono le vere esigenze di noi cittadini.

Vogliamo una soluzione. Come lavoratori appoggiamo e condividiamo completamente la proposta di emendamento presentata dall’Unità di Crisi, riguardo alla quale siamo sempre stati coinvolti e ne abbiamo condiviso la genesi, pertanto ci auguriamo che venga approvata dal Consiglio Regionale e attuata celermente. La speranza è che questo 1° maggio segni una vera svolta positiva e che si risolva, visto che è possibile e semplice farlo, almeno una delle tante criticità del SSR. Se tutto questo casino l’ha generato la mala gestio amministrativa che si abbia almeno l’umanità e la responsabilità di accogliere questa proposta per risolvere il problema, una soluzione nata dal basso, da chi vive quotidianamente le difficoltà del settore. Senza una Sanità che funzioni questa Regione è destinata alla morte. 

Non dovrebbe essere necessario ricordare che la salute è la prima e la più importante delle esigenze per ogni individuo. Senza questo diritto basilare non si va da nessuna parte e chiunque si presenti alle prossime elezioni ne dovrà dare conto in positivo o in negativo a tutti gli elettori. Noi siamo persone comuni e viviamo quotidianamente a contatto con i pazienti, conosciamo bene quella che è la situazione e lo stato d’animo dei cittadini. La politica se non ne prenderà rapidamente coscienza rischierà di avere un brutto risveglio.

Concludiamo il nostro appello rivolgendoci a tutte le colleghe e ai colleghi che operano nella sanità pubblica, sia alle dirette dipendenze che in accreditamento: se saremo uniti, se saremo in grado di supportarci a vicenda e collaborare, avremo senz’altro la forza di mettere il tema della salute e della sanità al centro dell’agenda politica, con l’obiettivo di migliorare le nostre condizioni di lavoro e poter restituire alle nostre comunità un servizio eccellente.