Intervista a Cataldi: "Ecco come uscire dalla crisi sanitaria"

Michele Cataldi, portavoce dell'Unità di Crisi Sanitaria Basilicata, propone a Bardi una soluzione a costo zero per ridurre le liste di attesa

Innanzitutto i numeri della sanità privata accreditata in Basilicata. Le strutture sanitarie accreditate in Basilicata sono circa 50 ed hanno un ruolo cruciale nell’erogare prestazioni sanitarie (moltissime delle quali salvavita) che sono fondamentali per i cittadini. Di queste 42 sono state colpite dai provvedimenti della Regione che le ha fatte precipitare all’improvviso in una situazione di crisi.

Quante le aziende che hanno aderito al comitato di emergenza Unità di crisi sanitaria Basilicata?

Sono 25 le strutture che hanno deciso di far fronte comune attraverso l’Unità di Crisi Sanitaria - Basilicata nel tentativo di scongiurare la catastrofe generata dalla malaburocrazia e dalla mancata attenzione e puntualità dei provvedimenti della Giunta Regionale.

Da luglio dello scorso anno la sanità privata accreditata sta manifestando. È cambiato qualcosa in questi mesi?

È importante ricordare che grazie alle iniziative e alle proposte dell’Unità di Crisi si è riusciti, almeno in parte, a tamponare il disastro, anche perché il Consiglio Regionale ha più volte riconosciuto la legittimità e il buon senso delle nostre osservazioni e iniziative. Tuttavia, nonostante quasi un anno di impegno e di denuncia, la situazione è sorprendentemente peggiorata. È una cosa a cui si fa fatica a credere, ma questa, purtroppo è la realtà: un peggioramento imputabile soprattutto alla malaburocrazia, ma c’è anche la responsabilità del Governo Regionale che non ha agito con incisività e tempismo.

C'è stato chi ha definito la vostra protesta un modo per camuffare una maggiore richiesta di danaro pubblico. È così?

Questa affermazione è totalmente campata in aria e, francamente, fa anche un po’ pensare. Chi lo ha affermato evidentemente non conosce, o fa finta di non conoscere, ciò di cui sta parlando. Basti considerare che proprio recentemente abbiamo ribadito a chiare lettere, presentando ufficialmente una proposta al Parlamento Lucano, che vogliamo la razionalizzazione delle risorse disponibili, in modo da evitare costi ulteriori per la Regione e quindi per i cittadini. Per le prestazioni erogate lo scorso anno invece è chiaro che abbiamo chiesto di essere pagati totalmente per quelle di cui i cittadini avevano bisogno e che abbiamo erogato per conto del SSR che ce le ha richieste. È come se uno andasse dal panettiere ad ordinare 20 kg di pane e, dopo aver ritirato l’ordine, poi non volesse pagare. È ovvio che il panettiere ha sostenuto delle spese e se non riceve la giusta remunerazione per il suo lavoro sarà costretto a fallire. Più semplice di così non si può spiegare. E, per rimanere nella metafora, è come se qualcuno desse la colpa al panettiere perché vuole essere pagato per il pane che ha venduto.

Si sente parlare di fabbisogni sanitari. Le vostre prestazioni sono corrispondenti alle esigenze reali dei lucani?

Ogni prestazione che eroghiamo per conto del SSR è perché un medico di famiglia o un pediatra o un medico specialista del servizio sanitario pubblico l’ha prescritta ad un paziente. Mi sembra sia sufficientemente chiaro ed evidente che si tratti di un bisogno sanitario reale. È fondamentale censire i fabbisogni sanitari, ovvero capire cosa, quanto e dove serve. È l’unico modo per effettuare scelte razionali e restituire un servizio puntuale ai cittadini, che non dovrebbero essere costretti a fare il tour della Basilicata o di altre regioni per salvaguardare la propria salute.

Nelle scorse settimane l'assessore regionale Fanelli aveva dichiarato di aver trovato un punto di incontro nella vertenza con la sanità privata, grazie allo stanziamento di importanti risorse. Cosa non vi ha convinto?

Ribadiamo quello che già abbiamo risposto all’assessore: ovvero che non si è risolto proprio un bel nulla, anzi. La realtà restituisce una verità opposta, gli uffici sono stati capaci di imporre alle strutture di lavorare solo 10 giorni al mese e quindi, se non si interviene realmente, continueranno a funzionare a singhiozzo per ulteriori due anni. Le sembra un punto di incontro accettabile?

Qualche giorno fa avete scritto al ministro Schillaci. Come potrebbe intervenire nella vicenda?

Semplicemente chiedendo alla Regione di rispettare le leggi nazionali, sollecitando i nostri governanti e gli uffici regionali ad applicare quanto già previsto, utilizzando pertanto tutti i fondi a disposizione che, immotivatamente, rimangono accantonati, in una situazione in cui le liste di attesa scoppiano.

Avete consegnato nei giorni scorsi ai consiglieri regionali una proposta di emendamento al Bilancio della Regione Basilicata. In cosa consiste?

In tre semplici punti immediatamente fattibili che risolverebbero la situazione a costo zero, ovvero 1) rendere immediatamente utilizzabili tutte le risorse di cui alle leggi nazionali (decreto Balduzzi e decreto milleproroghe - liste di attesa);  2) Rapida definizione in tempi certi dei fabbisogni di assistenza. 3) Rapida e puntuale rideterminazione dei tetti di spesa da assegnare alle strutture sanitarie accreditate come diretta conseguenza delle maggiori risorse del “Balduzzi”, con immediati e nuovi contratti.

Come la sanità privata può contribuire concretamente ad abbattere l'atavico problema delle lunghe liste di attesa?

Come in parte ha fatto finora, con un decisivo contributo in termini di velocità di risposta e qualità dei servizi che, come da più parti riconosciuto, è stato fondamentale per garantire il diritto alla salute dei cittadini. Ma purtroppo, e ne stiamo già vedendo gli effetti, gli attuali provvedimenti regionali hanno avuto come inevitabile risultato un repentino allungamento delle liste di attesa, rendendo vani gli sforzi dei tanti operatori alle dirette dipendenze pubbliche o delle strutture accreditate. Il censimento dei fabbisogni e la conseguente razionalizzazione delle risorse, creando sinergie con le strutture pubbliche, è l’unica strada che permetterebbe di rendere più efficiente il SSR.

A Bardi, in conclusione, cosa sente di chiedere?

In primis vorrei rivolgermi al Consiglio Regionale, affinché non si lasci fuorviare da interessi di parte e di mantenere, come ha fatto finora, come primo obiettivo il bene dei pazienti e degli operatori sanitari, approvando la proposta dell’Unità di Crisi. Al Presidente Bardi vorrei ricordare invece che la sanità privata in Basilicata, quella che già esiste, ha le professionalità, le attrezzature e le sedi per produrre cento, mentre invece è stata costretta a produrre 10, a fronte di bisogni sanitari inevasi. A lui chiedo pertanto di fissare un incontro chiarificatore col sottoscritto, in qualità di portavoce dell’Unità di Crisi, nella convinzione assoluta che i contenuti che abbiamo proposto pubblicamente siano totalmente condivisibili e immediatamente attuabili.