Appello alle associazioni di categoria per una posizione unitaria ed una forte iniziativa. La Regione deve onorare i propri impegni pagando tutte le prestazioni del 2022

Ad oggi, sono 36 su 51 le strutture che hanno “sforato” il budget del 2022 assurdamente riferito al 2014

Un enorme peso grava sulla coscienza del Governo regionale. Se la crisi delle strutture sanitarie accreditate non troverà una risoluzione per i pagamenti di tutte le prestazioni erogate fino a fine anno, il presidente Bardi, l’assessore Fanelli e tutto l’esecutivo lucano avranno sulla propria coscienza il peso del fallimento di tante imprese sanitarie lucane che fino ad oggi con senso di responsabilità hanno creduto alle rassicurazioni pubbliche ed hanno continuato ad erogare prestazioni sanitarie ai cittadini di questa regione.

È l’ennesimo drammatico grido di allarme lanciato dall’Unità di Crisi Sanitaria Basilicata durante una conferenza stampa andata in scena martedì mattina. Ripercorrendo tutte le tappe di questa vertenza, iniziata ad agosto con una nefasta delibera approvata in maniera anomala e in fretta e furia, il portavoce dell’Unità di Crisi, Michele Cataldi, ha messo in evidenza tutte le contraddizioni e l’assurdità di una vicenda che ha già fortemente danneggiato non solo le strutture e i suoi lavoratori ma tutta la sanità della Basilicata e i suoi cittadini.

Alla conferenza hanno partecipato formalmente anche le associazioni di categoria Sanità Futura ed Aspat, con i rispettivi presidenti Giuseppe Demarzio e Antonia Losacco. Le due associazioni hanno fin da subito condiviso le iniziative dell’Unità di crisi, ora però, diventa indispensabile coinvolgere tutte le associazioni di categoria. È bene sottolineare, infatti, che al momento, le strutture accreditate di tutta la regione che hanno sforato il cosiddetto “tetto” imposto dalla delibera di agosto sono 36 su 51. Un numero notevole di imprese che sta continuando a lavorare senza alcuna garanzia che i servizi offerti siano remunerati, rischiando di fallire per mano pubblica.

Per questo motivo l’Unità di Crisi Sanitaria fa appello a tutte le associazioni di categoria lucane affinché assumano una posizione unitaria ed una forte iniziativa verso il governo regionale. Diventa quindi fondamentale richiedere in modo unanime e urgente alla Regione Basilicata di pagare tutte le prestazioni del 2022 a tutte le strutture. L’appello è rivolto a Sanità Futura, Aspat, Anisap, Cicas e Federlab.

È necessario essere uniti nel chiedere a Bardi e Fanelli di trovare una soluzione che porti al pagamento a tutte le strutture private lucane delle prestazioni che sono state erogate fino ad oggi e che saranno erogate per le prossime e ultime due settimane dell’anno. Nonostante ci siano le risorse economiche, per gli ultimi tre mesi del 2022 ancora non è stato stanziato nulla che vada a coprire le prestazioni per conto e carico del Servizio Sanitario Regionale. Prestazioni che molto spesso vengono prenotate dai cittadini proprio tramite il CUP regionale e che rientrano nei livelli essenziali di assistenza.

Come già riportato nei giorni scorsi da diversi organi di stampa è necessario pensare ad un vero e proprio “bonus salute”, con risorse finanziarie da prendere nei capitoli del bilancio, che vada a coprire come giustamente dovrebbe essere, le prestazioni sanitarie erogate dalle strutture accreditate. A conti fatti, servirebbero circa cinque milioni di euro (pari allo 0,46% della spesa sanitaria regionale) per garantire la copertura del 2022 e soprattutto la salute di tutti i lucani.

Discorso diverso invece per l’anno prossimo. In questo caso si aprirebbe un nuovo e incerto scenario che necessita obbligatoriamente di essere affrontato con tempestività e serietà. Ma il presupposto per poter immaginare di proseguire nel 2023 è che le prestazioni siano normalmente ed effettivamente remunerate, a cominciare da quelle del 2022. Se non c’è alcun elemento concreto che dia certezza per questi ultimi tre mesi del 2022, ci chiediamo come sarà possibile lavorare l’anno venturo. Come sarà possibile erogare le prestazioni sapendo di non essere pagati? Perché le strutture private accreditate dovrebbero continuare a farlo con la consapevolezza di trovarsi nella stessa condizione di quest’anno?

Al momento, inoltre, non c’è alcun atto di programmazione per l’anno prossimo. Senza il legittimo pagamento di quanto fatto e senza una pianificazione concreta, basata sui veri fabbisogni, mancano le fondamenta sulle quali poter lavorare in maniera seria offrendo servizi sanitari di fondamentale necessità per la comunità.

Bisogna ricordare che l’importanza della specialistica ambulatoriale privata accreditata per la sanità di questa regione è esponenzialmente aumentata successivamente al covid e ai problemi di risorse del personale e alle conseguenti e lunghissime liste d’attesa. La sanità privata accreditata ha risposto sempre alla richiesta di aiuto di quella pubblica, non in grado di sobbarcarsi il peso della salute dei pazienti lucani. Si è sempre fatta trovare pronta e ha dato un rilevantissimo contributo erogando migliaia di prestazioni che altrimenti sarebbero rimaste inevase. Trovarsi, ad oggi, di fronte alla situazione in cui le cure prestate in nome e per conto del SSR non sono pagate, è qualcosa di profondamente ingiusto. Se si pensa, inoltre, che l’intero comparto della sanità accreditata in Basilicata incide solo il 2,4% su tutta la spesa sanitaria regionale, è paradossale che non ci siano le condizioni per soddisfare le legittime richieste delle strutture private.

È arrivato il momento per tutte le associazioni di categoria delle strutture sanitarie accreditate di ribadire con forza e in modo unitario che tutto ciò non è più sostenibile e che il Presidente Bardi debba intervenire con immediato seguito alle sue parole, garantendo il bene primario della salute di tutti i cittadini lucani.