In Basilicata sta per accadere qualcosa che non si è mai visto in Italia. E purtroppo non è una buona notizia

Un intero comparto a gennaio fuori dal SSR: questo è l'incredibile e catastrofico scenario che si prospetta se il governo regionale non agisce subito

La frana è già in corsa e in pochissimo tempo l’onda d’urto travolgerà tutta la Basilicata facendo strage di cittadini, aziende e lavoratori.

Tutte le strutture sanitarie accreditate di Basilicata a gennaio saranno costrette a non erogare più prestazioni per conto del Servizio Sanitario Regionale, poiché la situazione è diventata economicamente e praticamente insostenibile. Se non si pagano tutte le prestazioni già erogate in favore dei cittadini nel corso del 2022 e non si assicurano le risorse per il 2023, sarà impossibile continuare ad erogare servizi per conto del SSR. L’allarme era stato lanciato dall’Unità di Crisi già ad Agosto e, solo in seguito a vibranti proteste e alle preoccupazioni da parte del Consiglio Regionale, la Giunta regionale ha cercato di mettere una pezza che, come previsto, non è stata sufficiente, in quanto nel frattempo tutto il comparto sarà costretto a uscire dal SSR per palese insostenibilità economica.

L’uscita dal Servizio Sanitario Regionale non sarà per protesta, ormai non c’è più tempo nemmeno per protestare, ma perché tale epilogo è ineluttabile. Non si può continuare a lavorare senza la dovuta remunerazione. Tutto ciò è stato messo nero su bianco attraverso una comunicazione unitaria da parte di tutte le Associazioni che rappresentano le strutture sanitarie accreditate della Basilicata ed inviata al Presidente, all’assessore ai dirigenti regionali e delle AA.SS.LL.: “Il pagamento delle prestazioni sanitarie rese ai cittadini è un elemento imprescindibile per consentirne la loro erogazione, appare perfino ridondante doverlo argomentare. Le strutture accreditate sono imprese che producono servizi e prestazioni essenziali per l’assistenza sanitaria, la mancata copertura dei relativi costi determina l’impossibilità materiale a sostenere l’esercizio delle proprie attività.”. La Regione ha a disposizione i necessari fondi per coprire il costo delle prestazioni, occorre un atto doveroso ed urgente per scongiurare questa catastrofe: parliamo di centinaia di migliaia di prestazioni che non potranno più essere erogate, creando di fatto un blocco dei servizi sanitari devastante per tutti i cittadini che non possono permettersi di pagare visite, esami e terapie di tasca propria, in una situazione che vede ogni giorno persone sempre più esacerbate e disperate perché non riescono a trovare soluzioni per i propri bisogni sanitari. Una Regione in cui non è garantito il diritto alla salute è una regione destinata a morire e a spopolarsi, come di fatto sta avvenendo, perché si tratta di un bisogno primario per tutti i cittadini.

Mai nella storia, non solo della Basilicata, ma di tutte le regioni Italiane, si è verificata una cosa del genere, ovvero un intero comparto fatto di imprese sanitarie il cui operato è essenziale, spazzato via senza nel frattempo aver prodotto alternative. Una roba da non credersi, da far rizzare i capelli sulla testa a chiunque.

Adesso non è il tempo delle proteste e delle polemiche, di elencare nuovamente tutto quello che si sarebbe già potuto fare e non è stato fatto: sta suonando l’allarme e bisogna correre ai ripari, bisogna avvisare tutti del pericolo incombente: i cittadini devono essere consapevoli che a partire da gennaio tutte le prenotazioni fatte presso i centri accreditati verranno cancellate e centinaia di lavoratori devono essere avvisati che dopo Natale la loro occupazione sarà perduta. Si tratta di non poter sostenere più un vero e proprio harakiri di questa Regione. Il presidente Bardi e l’assessore Fanelli hanno più volte dichiarato che risolveranno la situazione, l’anno è in pratica terminato e, se non si interviene ora, l’esito infausto sarà purtroppo ineluttabile ed è difficile immaginare cosa potrà accadere dopo l’impatto di uno tsunami di tale portata. La situazione è chiara nella sua tragicità e le valutazioni sono le medesime da parte di tutte le associazioni di categoria, che sono concordi nel ritenere che non è possibile fare altrimenti. Ognuno si augura, per il bene delle proprie aziende e di tutti i cittadini lucani che il Governo Regionale sia in grado di far fede, anche se in extremis, a quanto più volte dichiarato e promesso, perché l’immediata soluzione è qualcosa di estremamente necessario e non più prorogabile.

Le strutture sanitarie accreditate sono imprese e, come tutte le imprese, non possono vivere senza pagare collaboratori e dipendenti, medici, materiali di consumo, bollette energetiche e tasse, insomma, per funzionare è necessaria la certezza delle risorse in entrata. La brutale domanda che le strutture accreditate si sono fatta è semplice quanto scontata nella sua risposta: come si può lavorare in nome e per conto di un ente che non paga i suoi debiti e non assicura di pagarli per il futuro? La risposta è: non si può!